La Rai chiude il 2013 in utile per 5,3 mln

LA REPUBBLICA - Aldo Fontanarosa

ROMA - Ai giornalisti che domandano quanto tempo durerà la conferenza stampa del direttore generale Luigi Gubitosi, la Rai risponde serafica: "Circa tre ore". E in effetti Gubitosi raduna oltre 40 cronisti - nel Salone degli Arazzi, al piano terra di Viale Mazzini - il tempo di due partite di calcio. Una cosa mai vista.
 
Alla stampa, il manager mostra una decina di video e oltre duecento slide, duecento, che raccontano i risultati del bilancio 2013 della tv pubblica (in utile per 5,3 milioni) e lo stato di attuazione del Piano Industriale. Ambizioso tentativo di riformare un'azienda tra le più complicate del Pianeta. Gubitosi respinge l'appellativo di "Luigi mani di forbice". E' vero: il direttore generale di scuola Fiat - catapultato in Rai nell'era Monti, anno 2012 - è stato l'uomo della spending review televisiva e dei tagli.
 
Il costo del lavoro si è ridotto di oltre il 2% (nel 2013). E settecento persone sono andate a casa, per effetto di un energico piano di esodi incentivati, mentre i "costi esterni per beni e servizi" sono calati di 189 milioni. E poi economie su tutto: sulle scenografie (meno 26%), sulle trasferte dei dipendenti (meno 5,5%), sui noleggi delle autovetture, perfino sugli abbonamenti telefonici (meno 33%). Ma il dg ha curato il cavallo (di Viale Mazzini) senza per questo ammazzarlo. E dove ha potuto, ha rilanciato con forti convinti investimenti.
 
Per questo, le reti di Stato possono vantare ascolti ancora onorevoli. Il primato nella prima serata è
ancora loro, con un apprezzabile 40% di share. Merito anche dei nuovi canali digitali, che cominciano a farsi largo e a farsi vedere (il loro contributo agli ascolti complessivi è ormai del 5,7%, sempre in prime time). I telegiornali - certo più credibili ed equilibrati che nelle stagioni precedenti - sono vicini ad un salto di qualità anche come attrezzature. Prendete gli studi del Tg3 e del Tg1, autentici musei della televisione tanto erano vetusti i loro macchinari. Saranno completamente digitalizzati a partire uno da maggio e l'altro, il Tg1, da giugno. E gli investimenti nella fiction, crescono anche loro dai 167 milioni del 2012 ai 194 del 2013.
 
Secondo gli osservatori più maliziosi, i dieci video e le oltre 200 slide avrebbero potuto rappresentare il testamento manageriale di Gubitosi; lui stesso ha però parlato della "fiducia" del governo e anticipato la riconferma del management di via Mazzini. "Ho un rapporto civile e costruttivo con i ministri attuali, così come lo avevo con i precedenti. Per questo, sono certo di terminare il mio lavoro e il mio progetto di riforma".