Sul Tg1 scelgo anche senza unanimità in Cd

IL MONDO - Goffredo De Marchis

«È UN anno difficile. Quando sono arrivato a luglio è apparso subito evidente che il pareggio di bilancio previsto era assolutamente irrealizzabile. Perderemo qualcosa più di 200 milioni. Se dicessi di non essere preoccupato sarei un irresponsabile. Ma si può essere ottimisti. Io qui vedo le potenzialità per rialzarsi e ricominciare a crescere». A parlare è il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi.
NAPOLETANO, 51 anni, ex manager di Fiat, Wind e Bank of America, dall' inizio ha scelto la strada della trasparenza. Anche ieri ha scritto una lettera ai 13 mila dipendenti per raccontare lo stato dell' arte in azienda. Dopo due ore aveva ricevuto 190 mail di risposta. Entro il 12 dicembre (forse già il 28 di questo mese) porterà nel cda il nome del futuro direttore del Tg1. «Aspiro al massimo consenso possibile com' e mio dovere. Ma non lo considero un pre-requisito indispensabile. C' è l' alternativa del voto a maggioranza, la ricerca del consenso generale non deve portare a non decidere o a una decisione non ottimale».

Quello del 2012 è un rosso spaventoso. Con quali strumenti lo colmerete?
«La perdita è importante perché i trend del mercato pubblicitario hanno penalizzato tutti. Per la Rai pesa il fenomeno dell' anno pari cioè i costi per i diritti sportivi dei grandi eventi. Ma ho buoni riscontri sulle possibilità di ripresa dell' azienda».
Basta l' ottimizzazione o servono tagli drastici?
«Sgombriamo il campo, non ci saranno tagli lineari. Sono sbagliati concettualmente. Chiunque voglia fare un turn around non fa tagli lineari perchè non avrebbe possibilità di selezione. Noi faremo investimenti. Ossia, taglieremo il superfluo ma investiremo in maniera importante. A partire dal processo di digitalizzazione dell' informazione. La Rai è indietro ma entro fine anno il Tg2 sarà digitale e partiranno subito dopo Tg1 e Tg3. Stiamo riaprendo le sedi estere e andremo per la prima volta in Brasile. La Rai deve fare da ponte tra l' Italia e il resto del mondo. Faremo più fiction nel 2013. Per quanto è possibile quindi gli aggiustamenti non riguarderanno il prodotto».

Il canone aumenterà?
«Non lo so, è una decisione che non compete a noi. Ma, ahimè, credo che non recupereremo nemmeno l' inflazione. Se ci sarà adeguamento sarà modesto. Ma non mi lamento. E penso che i conti vadano risanati a prescindere, come diceva Totò. Sicuramente, cercheremo di rendere la vita più difficile a chi non paga».

Come?
«Sono in fase di elaborazione una serie di proposte. A inizio anno, le porteremo all' azionista».
La Rai ha più 13 mila dipendenti. Sono troppi? Prevede degli esuberi?
«Posto così, il tema è sbagliato. In Rai la prima cosa da fare è ragionare sull' organizzazione del lavoro, sul modello produttivo. Dobbiamo utilizzare primariamente risorse interne e sono su questo un po' talebano. Abbiamo competenze dentro l' azienda e tanto talento tra i dipendenti. E occorre impegnarsi a garantirne l' occupazione».

Come?
«Spingendo al massimo la produzione interna a scapito delle produzioni esterne. Guardi, da qualche settimana abbiamo cominciato le trattative sul contratto scaduto nel 2009. Il nostro obiettivo è ottenere una maggiore flessibilità contrattuale a fronte degli aumenti salariali che sono stati richiesti a inizio anno, quando la situazione economica si presentava molto diversa. Voglio mantenere gli aumenti ma con una maggiore flessibilità».

Le prime risposte?
«Noto un atteggiamento costruttivo. Abbiamo detto ai sindacati: aiutateci a utilizzare di più le strutture interne. Stiamo cercando, per farle capire, di specializzare i centri di produzione di Torino, Napoli, Milano. Spesso abbiamo situazione una situazione di overbooking su Roma e finiamo per affittare studi esterni che hanno un costo. Ma la Rai ha quattro fabbriche, dobbiamo utilizzarne appieno la capacità produttive».

Fabbriche?
«È un termine improprio, mi rendo conto. Ma ai centri di produzione è giusto dare una pianificazione industriale. Perché si può anche fare tutto in emergenza ma costa molto di più».

Nonostante la svolta "tecnica" vi accusano di lavorare secondo vecchi schemi e nella logica della Rai berlusconiana, a cominciare dalla nomina di Lorenza Lei alla Sipra.
«Tutte le nomine che abbiamo fatto finora sono state decise da me e dalla presidente. La sfido a trovare una nomina che abbiamo deciso perché me l' ha chiesto qualcuno. E ho intenzione di continuare così. Francamente da tanti anni sono abituato a lavorare sotto pressione ma non sotto pressioni».

Il confronto per le primarie del centrosinistra è andato in onda su Sky. Un brutto segnale?
«Noi lo avremmo voluto ospitare. La scelta è caduta su altri, ognuno può scegliere di essere ospitato dove vuole. Ma spero che la prossima volta vengano da noi. Anche perché la Rai garantisce il massimo dell' audience».
A proposito di pressioni, siete chiamati a scegliere il nuovo direttore del Tg1. Lo farete nella rosa Maggioni, Orfeo, Sorgi?
«Sono ottimi nomi. Ma se mi chiede se la scelta è già fatta, le rispondo di no».

Maccari non sarà prorogato?
«Non rinnoviamo contratti scaduti a chi è andato in pensione. Vale per tutti. Con il massimo rispetto per l' ottimo lavoro svolto da Maccari».

Le diranno: perchè cambiare adesso visto che tra pochi mesi si vota.
«La Rai non dev' essere influenzata dalle elezioni. Fa parte del servizio pubblico saper gestire queste situazioni. Lo abbiamo appena fatto in Sicilia dove la redazione regionale è stata molto brava».

Sicuro di ottenere l' unanimità del consiglio sul Tg1?
«Dobbiamo fare la cosa giusta. Sarebbe importante avere un consenso generalizzato. Ma se non fosse possibile valuteremo altre ipotesi, anche un voto a maggioranza».

Goffredo De Marchis