Alitalia, maxi tagli a Fiumicino

CORRIERE DELLA SERA

Sono almeno due i fronti di Alitalia. Quello che riguarda il personale di terra. Con i suoi 2.037 esuberi negli uffici e agli imbarchi, con un impatto sociale enorme soprattutto per Roma e Fiumicino. I vertici di Alitalia ritengono che il personale sia iper-pletorico, soprattutto se confrontato con quello di Ryanair che non ha neanche un dipendente a terra nel nostro Paese perché i servizi di manutenzione e di handling li “esternalizza” alle società di gestione aeroportuale. E quello che riguarda il personale navigante, dove i margini di manovra sono maggiori perché i 400 tra piloti e assistenti di volo - ora in «solidarietà difensiva» - sono a rischio licenziamento perché la compagnia ha in mente di lasciare a terra 20 aerei di medio e corto raggio, compensati da otto nuovi aeromobili per le tratte intercontinentali (2 nei prossimi due anni, sei tra il 2019 e 2021). Qui il tentativo dei confederali, che ieri hanno confermato lo sciopero di 24 ore per il 5 aprile, è di trovare un’intesa che permetta di tenerli nel perimetro aziendale.

Al vertice che si è tenuto al ministero dello Sviluppo il governo ha cercato di delineare una prima mediazione tra l’azienda e i sindacati. C’era Carlo Calenda, a far gli onori di casa, e Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture, che ha fatto trasparire tutta la preoccupazione dell’esecutivo per la «situazione critica» in cui versa la compagnia aerea che ha liquidità disponibile fino alla metà di aprile. Si è fissato un calendario fitto di tavoli tecnici tra governo, azienda e sindacati, a cominciare da domani. Tutti al ministero dello Sviluppo, a testimonianza dell’importanza della vertenza.

Ieri era presente anche Luigi Gubitosi, consigliere di amministrazione di Alitalia e in procinto di diventare presidente esecutivo con la delega al personale attualmente nelle facoltà del Ceo Cramer Ball che era al suo fianco. Il governo avrebbe fatto pressioni sul management della compagnia affinché eviti di intraprendere azioni unilaterali. Il riferimento è all’ipotesi secondo la quale l’azienda abbia intenzione di aprire le procedure per la mobilità. Smentita.

Gubitosi ha dato «la massima disponibilità su tutti i dettagli del piano», per attenuare «lo scetticismo» sul progetto di rilancio. Sul tavolo anche il tema del finanziamento dei soci, inevitabile per il salvataggio di Alitalia. Calenda e Delrio hanno detto che non è ipotizzabile alcun sostegno pubblico, perché l’azienda è privata e va sostenuta come tale. Delrio ha aggiunto che qualunque sostegno alla compagnia verrebbe male interpretato dai cittadini, scottati dal salvataggio del 2008 che è costato ai contribuenti oltre tre miliardi di euro. Anche l’ipotesi di una garanzia statale per la creazione di un fondo in cui far confluire capitale da parte delle banche azioniste (Intesa Sanpaolo e Unicredit) dovrebbe convivere con le norme europee sugli aiuti di Stato.

Dice Ugo Arrigo, economista dei trasporti all’università Bicocca, che trova difficile comprimere ulteriormente il costo del lavoro, già ridotto al16,5% delle spese complessive (nel 2009 era al 21%). Ma Ryanair, concorrente di Alitalia, assume solo una minima parte dei piloti. La gran parte transita da contratti di «fornitura di manodopera» tra società interinali, come Brookfield,e srl aperte ad hoc dagli stessi piloti.